Metalli preziosi: il potenziale dell’economia circolare per la transizione energetica

I metalli preziosi – in particolare oro, argento platino, palladio, iridio, rodio, rutenio – un tempo conosciuti solo sotto forma di “gioie” e monili, sono ormai presenti in molti oggetti, strumenti e apparecchiature di uso comune, in diversi dispositivi medico-sanitari diagnostici e protesici, nei sistemi e nelle tecnologie per ricavare, produrre e stoccare energia alternativa da fonti rinnovabili come microchip e nanotecnologie, pannelli fotovoltaici e turbine eoliche, motori elettrici, batterie e accumulatori etc. 

Che avvenga a partire da materiali grezzi; da scarti industriali dei settori oreficeria, galvanica, farmaceutico, sanitario, petrolchimico; dai RAEE, ovvero i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche noti anche come e-waste; il recupero e la trasformazione dei metalli preziosi attraverso la pratica del riciclo è divenuta nei fatti una competenza strategica, in grado di incidere in maniera consistente sulla capacità di risposta dei singoli Stati agli obiettivi stabiliti dalla Comunità Europea con il Green Deal. 

 

Il processo comprende generalmente 4 passaggi: fusione, per poter rilavorare lo scarto; analisi, per conoscere il titolo in percentuale di metallo prezioso; affinazione chimica, per garantire la massima purezza del materiale riciclato; colata, che porta alla produzione di lingotti, polveri e graniglia di materia prima secondaria. Ciascun passaggio prevede l’impiego di reagenti chimici e tecniche specifiche, che variano in relazione al metallo da recuperare. In generale, l’intero processo produce composti volatili nocivi e scarti non ulteriormente riciclabili, da smaltire in accordo alle norme sulla tipologia relativa di rifiuto speciale. Si tratta dunque di un’attività estremamente delicata e potenzialmente altamente inquinante, se non viene prevenuto il rilascio nell’ambiente di acidi aggressivi e fumi densi di particelle solide in sospensione. Le imprese che se ne occupano sono tenute a confrontarsi e a recepire le prescrizioni normative in materia ambientale e sulla salute e la sicurezza dei lavoratori all’interno dei contesti industriali. 

FILTRAZIONE MODULARE PER GLI IMPIANTI DI RECUPERO E AFFINAZIONE DI METALLI PREZIOSI: UN CASO ITALIANO

Nasce proprio dall’esigenza di minimizzare l’impatto sanitario e ambientale delle proprie attività la richiesta di un’azienda toscana, in cerca della soluzione adeguata a abbattere le emissioni inquinanti provenienti dai processi per il recupero di oro, argento, platino, palladio, rodio, iridio, rutenio, e per la produzione di sali galvanici. 

La peculiarità con la quale si sono confrontati progettisti e tecnici TAMA AERNOVA, è stata l’esigenza di riunire all’interno di un unico componente i fumi provenienti da due differenti fasi di trattamento del materiale – fumi con caratteristiche di portata e temperature differenti. 

Si è optato dunque per un filtro a maniche PULCO AIR composto da cinque moduli filtranti all’interno di una stessa unità: due destinati al trattamento dei fumi provenienti dal processo di fusione, tre per quelli derivanti dal processo di colata. La possibilità di escludere selettivamente e alternativamente i due blocchi di filtrazione durante le operazioni di manutenzione ordinaria evita il fermo di produzione. Il filtro a maniche Pulco Air è un sistema di filtrazione a secco utilizzato per depurare i fumi di processo dalle particelle solide in sospensione, in questo caso dimensionato per accogliere circa 600 maniche nell’ingombro di 12x9 metri. I deflettori di cui è dotato distribuiscono il flusso d’aria in entrata così che le impurità si vadano a depositare sulla parete esterna degli elementi filtranti in modo omogeneo, per ottimizzarne la funzionalità. La tipologia di maniche adottate garantisce la performance, con una resistenza al calore fino a 250°. Un getto d'aria compressa, accumulata in un apposito serbatoio, viene veicolato all’interno degli elementi filtranti con getti controllati in termini di pressione e frequenza grazie alla tecnologia pulse jet, per garantire un’adeguata protezione e pulizia delle maniche e, di conseguenza, la massima efficienza del filtro. L’onda di scuotimento in controcorrente che si crea è in grado di staccare e far precipitare le particelle depositate sulla parete esterna delle maniche. Questa pulizia degli elementi filtranti è gestita mediante la lettura della perdita di carico, il che favorisce un minor consumo di aria compressa e una maggiore durata delle maniche. 

I sistemi TAMA AERNOVA sono dunque pensati per ottimizzare l’intero processo e ridurre al minimo l’impatto degli inquinanti ambientali, combinando e customizzando le caratteristiche del prodotto per rispondere al meglio alle esigenze del cliente, stabilendo relazioni costruttive con altre realtà che fanno della sostenibilità e della responsabilità ambientale la loro mission aziendale.

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